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Presso l’Istituto italiano di cultura a Londra le fotografe italiane fra lavoro e identità

Donne di diverse generazioni, accomunate dall’uso del mezzo fotografico come strumento di emancipazione personale e indagine politica. Sono le protagoniste di ‘Attraverso lo sguardo femminile: le donne e il lavoro in Italia dagli anni ’50’, la mostra curata da Maria Chiara Di Trapani che si aperta all’Istituto Italiano di Cultura a Londra ed è visitabile fino al 23 dicembre. Sono esposte oltre 100 immagini in un percorso che prende forma dagli archivi di 12 autrici e due collettivi, insieme a una scelta ragionata dalla Collezione Donata Pizzi e stampe provenienti dall’Archivio UDI (Unione delle Donne Italiane) di Bologna.

Alcune delle fotografe al centro della mostra sono note al grande pubblico e hanno ricevuto grandi riconoscimenti internazionali, come Letizia Battaglia, prima donna a dirigere un team fotografico di un quotidiano come L’Ora, per il quale ha documentato per oltre un decennio gli omicidi della guerra di mafia a Palermo; Lisetta Carmi, nota per la sua serie “I travestiti” (1965), uno dei primi lavori fotografici dedicati alla questione di genere in Italia, mentre in questa occasione sono esposti gli scatti dedicati ai lavoratori del porto di Genova e delle fabbriche di sughero in Sardegna.

Il pubblico italiano e intenazionale a Londra ha anche l’opportunità di vedere per la prima volta il reportage etnografico di Paola Agosti, ‘Immagini dal mondo dei vinti’, e la serie ‘La donna e la Macchina’ (1983), così come i servizi fotogiornalistici di Gabriella Mercadini, fotografa militante e storica collaboratrice di Noi Donne e del quotidiano Il Manifesto, che era impegnata a riprendere su pellicola scioperi, cortei e manifestazioni, concentrandosi sui temi dell’emancipazione femminile negli anni ’70. Del resto la ricerca del sé tra identità femminile e ruoli sociali è il tema principale della sperimentazione artistica nello stesso decennio. Come hanno fatto Nicole Gravier, Alessandra Spranzi, Liliana Barchiesi, che coi loro scatti sospesi tra happening e ritratti in studio, travestimento, trucco e camouflage hanno messo in discussione miti e cliché di genere.

 

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